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CONSULENZA DIREZIONALE: L’OBIETTIVO È RENDERTI AUTONOMO

Cosa è la consulenza direzionale (o cosa non deve essere)? 

Come forse sapete, abbiamo già analizzato in un altro articolo del nostro blog le diverse tipologie di consulenza direzionale cercando di individuare quelle funzioni che dovrebbero rivestire un ruolo primario in azienda

Leggi anche l’articolo I 3 TIPI DI CONTROLLER O CONSULENTE DIREZIONALE

A ben vedere però, come abbiamo sottolineato, si tratta pur sempre di semplificazioni o categorizzazioni che in ambito aziendale e per le multiformi casistiche riscontrabili, possono confondersi o mutare nel tempo, anche a seconda delle necessità e delle diverse fasi della vita aziendale.

Allo stesso modo non è semplice spiegare e limitare entro determinati paletti le caratteristiche e gli ambiti di intervento della consulenza direzionale.

Senza dubbio possiamo partire da cosa una buona consulenza direzionale NON deve fare: sostituirsi alla figura dell’imprenditore o avere la presunzione di saperne di più!

La consulenza direzionale deve al contrario essere quella funzione che, anziché sostituirsi ai vertici imprenditoriali e prendere il controllo dell’azienda, analizzi con spirito critico i processi e le attività, individuando, proprio di concerto con l’imprenditore:

  • gli obiettivi di miglioramento
  • i tempi di intervento
  • le modalità dell’intervento
  • i criteri di misurazione dei risultati

Diciamo che questi punti in genere devono essere tenuti presenti per qualunque tipologia di consulenza direzionale.

Quello che però non sempre l’imprenditore ottiene è la piena autonomia dal consulente!

A cosa serve la consulenza direzionale? A rendere autonomi e non ad affiancare perennemente! 

Dunque quando un’azienda intende acquisire per la prima volta un servizio esterno di consulenza direzionale, deve tenere presente la regola del 50 e 50: in pratica deve essere mantenuto il giusto equilibrio tra la conoscenza ed esperienza dell’imprenditore e la capacità di analisi ed il metodo del consulente.

Per ottenere il massimo risultato da una consulenza direzionale l’imprenditore non deve commette-re l’errore di delegare completamente ad un soggetto esterno la gestione delle strategie e i relativi interventi: deve al contrario apprendere la materia trattata dal consulente e, per quanto possibile, farla propria.

Quello che l’imprenditore deve tenere come obiettivo fermo della consulenza direzionale è che de-ve servire a renderlo autonomo! Il consulente direzionale deve trasmettere il metodo cioè costruire una base di conoscenze, un metodo di lavoro, delle procedure e dei processi che possano poi es-sere condotti in autonomia dall’azienda e dai suoi vertici!

Pertanto l’imprenditore accorto deve diffidare da una consulenza direzionale che dimostri la volontà di conservare nel tempo un rapporto basato sulla dipendenza dell’impresa dalle prestazioni e dai metodi del consulente.

Dunque per una buona consulenza direzionale occorre che l’imprenditore abbia chiari i seguenti punti, che deve definire con il consulente:

  • focalizzare il problema da risolvere
  • utilizzare gli strumenti a disposizione per documentarsi sul problema
  • richiedere al consulente una analisi preliminare possibilmente scritta
  • indicare la direzione da seguire, ad esempio tramite l’affiancamento (regola del 50 e 50)
  • stabilire le modalità e i tempi entro i quali l’azienda possa raggiungere l’autonomia 

Se questi punti sono chiari e definiti sin da subito la consulenza direzionale sarà con tutta probabilità di successo!

La consulenza direzionale si fa avanti anche nelle PMI

A ben vedere negli ultimi anni si è assistito ad un sempre maggiore ricorso anche da parte delle PMI alla consulenza direzionale. Se inoltre analizziamo la ripartizione della domanda tra classi dimensionali di società di consulenza (2017):

Fonte: ASSOCONSULT – RAPPORTO 2017-2018

Ci accorgiamo che la domanda di consulenza direzionale da parte delle aziende medio piccole (fino a 50 milioni di fatturato) si rivolge non a grandi società di consulenza ma a società di consulenza altrettanto di dimensioni medio-piccole che riescono a soddisfare i bisogni aziendali non solo in termini di risparmio economico ma anche  e soprattutto per l’approccio di tipo personalizzato.

In cosa si distingue il metodo MATCHDRIVE? La consulenza direzionale per il controllo di gestione smart 

Parlando di aziende spesso si parla di numeri e di strategia.

Spesso i numeri non dicono molto all’imprenditore, ma se letti e tradotti nel giusto modo possono dare molte informazioni e fornire un cruscotto, una guida, uno strumento per prendere decisioni consapevoli.

Ecco che nel settore della consulenza direzionale alle aziende, match advisory si propone nel particolare ambito del controllo di gestione con il metodo MATCHDRIVE – il controllo di gestione smart.

Il metodo MATCHDRIVE propone sì un iniziale affiancamento intensivo dell’imprenditore o del responsabile interno ma rivolto successivamente ad un progressivo allontanamento del consulente per lasciare spazio all’attività dell’azienda. L’imprenditore o il responsabile interno saranno poi liberi ed autonomi nell’elaborazione dei dati da far confluire nel modello di controllo di gestione smart, ritagliato e conformato sulle caratteristiche della realtà aziendale. 

L’esperienza dei nostri consulenti permette un approccio etico e non invasivo nella gestione aziendale. Inoltre la conoscenza specifica del settore MPMI permette ai consulenti di match advisory di poter elaborare soluzioni tailor made e non basate su schemi o programmi software standardizzati, come avviene per le società di consulenza di grandi dimensioni.

Visita il sito o richiedi una consulenza gratuita! www.matchdrive.it

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