Con quello di oggi continuiamo la pubblicazione di una serie di articoli dove cerchiamo di descrivere le varie fasi in cui si articola la corretta implementazione di un sistema di controllo di gestione all’interno dell’azienda.
Si cerca in questo modo di spiegare meglio perché il controllo di gestione possa essere definito come quell’insieme di azioni e di processi che aiutano gli imprenditori e il management a orientare e indirizzare il proprio comportamento verso il raggiungimento degli obiettivi aziendali e inoltre perché il controllo di gestione sia considerato un veicolo di innovazione e un importante driver per la competizione e la crescita aziendale.
In particolare nell’articolo di oggi affronteremo il tema del punto di pareggio (break even point o BEP), cioè il limite entro il quale la contrazione dei ricavi non genera perdite.
Nella particolare congiuntura economica che stiamo attraversando, che vede una contrazione dei ricavi, inevitabilmente gli amministratori hanno la necessità di verificare e ridimensionare alcuni costi aziendali.
Con una corretta impostazione del controllo di gestione in azienda e con una corretta analisi di bilancio, gli amministratori saranno in grado, anche in situazioni di difficoltà come quella attuale, di esaminare con lucidità gli accadimenti ed avere un navigatore per guidare l’azienda verso l’obiettivo del punto di pareggio (si veda anche l’articolo: MATCHDRIVE: IL NAVIGATORE AZIENDALE DEDICATO A CHI FA IMPRESA).
- COSTI FISSI E COSTI VARIABILI
- IL PUNTO DI PAREGGIO (BEP – Breack Even Point)
- CALCOLO DEL PUNTO DI PAREGGIO
1. COSTI FISSI E COSTI VARIABILI
I costi che un’impresa sostiene possono distinguersi in fissi e variabili: i costi fissi hanno la caratteristica di mantenersi stabili, quantomeno entro determinati limiti, sia in caso di aumento che di diminuzione dei ricavi, mentre i costi variabili sono legati all’andamento dei ricavi stessi.
Alcuni esempi di costi fissi possono essere la manodopera indiretta, gli ammortamenti, i costi generali e i costi industriali: queste categorie di costi restano fissi, entro certi limiti, indipendentemente dal volume dei ricavi.
I costi variabili, invece, sono quelli relativi alle materie prime, alla manodopera diretta, alle lavorazioni di terzi, ai trasporti, alle provvigioni: questi costi dipendono direttamente dall’andamento dei ricavi.
Ogni impresa ha una composizione di costi diversa da un’altra: in alcune imprese prevalgono i costi fissi, mentre in altre quelli variabili, con effetti diversi nel caso di incremento/diminuzione dei ricavi.
Un’impresa con una composizione di costi nella quale prevalgono quelli variabili risponde in modo differente alla variazione dei ricavi rispetto a un’altra nella quale prevalgono i costi fissi.
L’azienda nella quale prevalgono i costi fissi è avvantaggiata maggiormente all’aumentare dei ricavi, perché riesce a distribuire meglio i suoi costi fissi, mentre è penalizzata in caso di diminuzione degli stessi, perché non riesce a contenere allo stesso modo i costi fissi.
Pertanto, la contrazione dei ricavi incide sui costi fissi ed è, in particolare, su alcuni di questi che gli amministratori possono intervenire (però, ad esempio, non possono intervenire sugli ammortamenti).
Tramite una analisi di bilancio ed una opportuna riclassificazione dei conti aziendali mediante un sistema di controllo di gestione, gli amministratori possono individuare le categorie di costi fissi e variabili sui quali sarà possibile intervenire ai fini della programmazione e controllo della gestione.
2. IL PUNTO DI PAREGGIO (BEP – Break Even Point)
Il limite entro il quale la contrazione dei ricavi non genera perdite è determinato dal punto di pareggio, che ciascun amministratore o responsabile della gestione aziendale dovrebbe conoscere.
Per la determinazione del punto di pareggio occorre effettuare un calcolo, che non risulta complicato se si hanno gli strumenti adatti e si è operato con delle riclassificazioni di bilancio corrette. Occorre seguire in sintesi la seguente procedura.
Il primo passaggio che deve essere fatto consiste nell’individuazione dei costi e nella loro separazione tra fissi e variabili. Dunque se l’azienda dispone di un sistema di controllo di gestione il più è già fatto, perché i sistemi di analisi e controllo prevedono già una distinzione di questo tipo che viene effettuata regolarmente.
Poi si valuta l’incidenza PERCENTUALE rispettivamente dei costi fissi e variabili sui RICAVI
La distinzione tra costi fissi e variabili, lo ripetiamo, non è talvolta operazione semplice: può accadere infatti che taluni costi per un’impresa siano fissi, mentre per un’altra no. Ad esempio, gli ammortamenti generalmente sono costi fissi, ma può anche non essere così se calcolati in base alle unità prodotte, oppure perché calcolati in precedenza su turni di produzione diversi.
Per questo ciascuna impresa deve fare alcune analisi particolari e non improvvisare un controllo di gestione che non sia supervisionato da un responsabile o da un controller esperto, per evitare di portare a conclusioni errate.
Dopo aver effettuato la suddivisione dei costi tra fissi e variabili, si determina il margine unitario di contribuzione che scaturisce dalla differenza fra il valore 100 meno la percentuale dei costi variabili.
3. CALCOLO DEL PUNTO DI PAREGGIO
Il punto di pareggio è il risultato del totale dei costi fissi, moltiplicato 100, DIVISO il margine di contribuzione.
Si consideri comunque che il punto di pareggio riguarda il risultato operativo: pertanto, sono escluse componenti finanziarie, componenti straordinarie (non ricorrenti) e imposte.
Il calcolo del punto di pareggio può essere molto utile anche per predisporre i budget (si veda in proposito l’articolo: IL CONTROLLO DI GESTIONE STEP BY STEP: BUDGET E ANALISI DEGLI SCOSTAMENTI).
Esempio:
Costi fissi | 900.000 € | 15,79% |
Costi variabili | 4.500.000 € | 78,95% |
Reddito operativo | 300.000 € | 5,26% |
Ricavi | 5.700.000 € | 100,00% |
Margine unitario di contribuzione | 21,05 | (100 – % costi variabili) |
Punto di pareggio operativo (BEP) | 4.275.000 € | (costi fissi x 100 / margine u. contribuzione) |
Limite entro il quale i ricavi possono variare pareggiando il reddito operativo (margine di sicurezza) | 25,00% | (ricavi-BEP)x100/ricavi |
in euro | 1.425.000 € | (ricavi x margine di sicurezza) |
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